Venerdì 25 marzo all’Istituto Comprensivo di Oderzo i ragazzi prima del secondo ciclo della Primaria, poi quelli della classe terza della Scuola secondario di I grado hanno avuto la possibilità di incontrare e farsi ammaliare dal dottor Paolo Ferri, scienziato di fama internazionale che si occupa di Astrofisica. Entrato all’ESA nel 1984, Centro Europeo di Operazioni Spaziali a Darmstadt, si è dedicato alle operazioni spaziali, lavorando su missioni scientifiche come ExoSat, Eureca, Cluster  e soprattutto Rosetta, di cui è stato responsabile a vari livelli dall’inizio della preparazione nel 1996 fino alla fine della missione nel 2016. Nel 2006 è stato nominato capo della divisione di operazioni per le missioni interplanetarie e dal 2013 al 2020 è stato capo del dipartimento di operazioni spaziali dell’ESA, responsabile delle operazioni di volo di tutte le missioni spaziali ESA senza astronauti.  L’incontro lo si deve alla presenza di un altro scienziato, il dottor Claudio Bortolin, che al CERN diventa Staff Engineer per l’esperimento ATLAS ed ora è Primo Tecnologo presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Entrambi ritengono che la divulgazione della scienza sia un mezzo funzionale per la condivisione delle conoscenze nonché una modalità da cui possono scaturire curiosità in grado di condurre, in futuro, alla formazione di altri scienziati di settore. 

 Proprio sulla curiosità ha tarato il suo intervento il Dottor Ferri che in due conferenze distinte ha relazionato sulla spedizione Rosetta e poi sul Pianeta Marte, adeguandole per approccio e contenuti  alle diverse fasce d’ età, anche se,  alla fine, è parso che la platea costituitasi in due momenti distinti  fosse in realtà un tutt’uno, un naturale proseguo. 

L’aspettativa dei ragazzi era alta: se l’ingenuità  dei più piccoli aveva creato l’immagine di uno scienziato che, date le sue conoscenze ed il lavoro svolto, fosse a loro irraggiungibile, per i più grandi si trattava di scalzare resistenze date non dalla naturale curiosità, ma dal contesto socioculturale cui gli adolescenti sono immersi, che li vuole in genere diffidenti verso l’adultità ed il sapere. 

Ma fin dalle prime parole dell’astrofisico è scattata la magia ed insieme al suo tono pacato, autorevole ed intriso di amore per la professione, i ragazzi si sono fatti guidare dal racconto vissuto in prima persona sulla missione Rosetta and Philae e sono idealmente divenuti parte attiva della stessa, mano a mano che veniva illustrata. Il silenzio reverenziale che ha accompagnato la relazione si è farcito, nel suo snodarsi,  di gesti per indicare l’immagine proiettata, di sguardi per condividere lo stupore, di ammiccamenti e sorrisi  per cercare conferma sulla corretta comprensione, per immaginare, anticipare…per dare spazio a tutte le curiosità di cui poi si sarebbe chiesta spiegazione a questo scienziato che alla fine, tanto irraggiungibile non era.  La semplicità del linguaggio e l’efficacia delle animazioni usate come complementari al suo dire hanno aiutato i ragazzi più piccoli a comprendere, a sedersi sui pannelli di Rosetta e ad accompagnare Philae lungo il suo viaggio, fino alla cometa 67P Churyumov -Gerasimenko; hanno aumentato le conoscenze dei ragazzi più grandi, già introdotti al tema grazie al concorso “L’universo… un’immensità da esplorare”.

La relazione sulla missione Rosetta, inizialmente prevista di 30 minuti, è proseguita per ben di più proprio perché il dottor Ferri ha colto, insieme a noi docenti, l’interesse e la curiosità di quelle piccole e grandi menti che attivamente processavano insieme a lui le informazioni e davano feedback estemporanei attraverso la postura , i gesti, gli sguardi, informazioni decifrabili che al pari dei bit di ritorno dallo spazio durante la missione, dicevano “ Vai avanti, ci siamo, attendiamo altri input”.  E’ stato un tutt’uno emozionante per noi e per lui, come dirà a sessione finita. 

Il tempo dedicato alle domande è stato un incalzare in crescendo, dove si sono posti quesiti non scontati, dove c’era un continuo lavorio che consentiva di sistematizzare le informazioni incerte in contenuti chiari, farciti di passione e disponibilità. Lo si è visto anche nello sguardo dell’astrofisico: è stato un fluire di emozioni che ha creato un momento da ricordare per tutti i convenuti, anche per i tanti in fila che non hanno avuto la possibilità di di porre il proprio quesito , ma di cui  avranno risposta in seguito. 

L’astrofisico ha poi  relazionato su Marte, momento specifico dedicato ai ragazzi di terza. La presentazione ha consentito di aggiungere informazioni, chiarire perplessità, raccogliere nuovi dati su sonde e loro funzioni, sull’evolversi della tecnologia ed immaginare scenari futuri cui, magari, qualcuno di loro sarà l’artefice. Anche qui l’attenzione costante ha accompagnato il fluire delle spiegazioni ed ha consentito all’astrofisico di seminare curiosità e cosa non meno importante, consapevolezza che lo studio è preludio di  nuovi orizzonti ed è un percorso aperto a tutti, non ha genere, razza, cultura, ma vive e si nutre delle menti proprie di generi e culture diverse. La scienza, quale che sia la branca di studi nella quale si concretizza, ha bisogno dei giovani: questo il monito dello scienziato Paolo Ferri, ai nostri ragazzi. Lo stesso più volte ha ribadito l’importanza del lavoro di squadra ed il valore aggiunto delle  giovani menti, perché il loro non essere imbrigliate in convenzioni e certezze, le dispone alla possibilità: ingrediente di cui la scienza si nutre per validare ipotesi e nuovi paradigmi.

E allora ci  vien da pensare che non sia stato casuale  il comportamento di chi, all’ultimo, mentre le classi si apprestavano al rientro, è corso indietro per porgli quel quesito irrinunciabile da farsi, cogente nella sua urgenza e che, come ora è intuibile capire, ha trovato risposta.

Che dire, un successo ed una conferma importante: ricondurre il sapere alla dimensione concreta del suo esprimersi, innesca circuiti virtuosi che consentono ai ragazzi di immaginare mondi a loro possibili.